
Enrico Mattei (Acqualagna, 29 aprile 1906 – Bascapè, 27 ottobre 1962) è stato un imprenditore e dirigente pubblico italiano.
Nell'immediato dopoguerra fu incaricato dallo Stato di smantellare l'Agip, creata nel 1926 dal regime fascista; ma invece di seguire le istruzioni del Governo, riorganizzò l'azienda fondando nel 1953 l'ENI, di cui l'Agip divenne la struttura portante.
Mattei diede nuovo impulso alle perforazioni petrolifere nella Pianura Padana, avviò la costruzione di una rete di gasdotti per lo sfruttamento del metano, e aprì all'energia nucleare. Sotto la sua presidenza l'ENI negoziò rilevanti concessioni petrolifere in Medio Oriente e un importante accordo commerciale con l'Unione Sovietica, iniziative che contribuirono a rompere l'oligopolio delle 'Sette sorelle', che allora dominavano l'industria petrolifera mondiale.
Mattei introdusse inoltre il principio per il quale i Paesi proprietari delle riserve dovevano ricevere il 75% dei profitti derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti.
Pur non essendo attivamente impegnato in politica, era vicino alla sinistra democristiana e fu parlamentare dal 1948 al 1953.
Morì in un misterioso incidente aereo, che in seguito a nuove evidenze - fu stabilito essere di natura dolosa.
« Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare e senza titolo di studio non si può fare strada »
(Enrico Mattei, discorso per il conferimento della laurea honoris causa all'Università di Camerino)
Conseguita la licenza elementare a Casalbordino, dove il padre era stato mandato a comandare la stazione dei Carabinieri, frequentò la Regia Scuola Tecnica a Vasto, città alla quale rimase profondamente legato tanto da contribuire al riscatto della zona in futuro, da presidente dell'Eni. Infatti l'Eni assieme all'Iri decise di creare nel 1962 la S.I.V. (Società Italiana Vetro), sfruttando il metano rinvenuto nella zona del vastese, precisamente nel paese di Cupello.

Dato che nell'età giovanile non sembrava ottenere risultati positivi, né dimostrare costanza negli studi, fu avviato all'attività lavorativa dal padre, che lo fece assumere quale apprendista in una fabbrica di letti metallici a Matelica, dove la famiglia si era trasferita nel 1919; qui avvenne il suo primo contatto con i prodotti chimici, in particolare vernici e solventi.
Iniziata a soli vent'anni la carriera dirigenziale in una piccola azienda in cui era entrato quale operaio, si trasferì successivamente a Milano dove inizialmente svolse l'attività di agente di commercio, sempre nel settore chimico e delle vernici. A trent'anni, avviò una propria attività nel settore chimico, con la quale riscosse un certo successo sino a divenire fornitore delle Forze Armate.
Nel 1936 sposò la ballerina austriaca Margherita Paulas.
Entrò nei circoli di amici che avrebbero dato vita alle correnti democristiane di sinistra.
La guerra partigiana
partecipò alla Resistenza come partigiano, tra i cosiddetti "bianchi" (quelli, cioè, che si riferivano all'area politica cattolica), dimostrandosi subito un valido condottiero ed un buon diplomatico (come ne disse in seguito Marcello Boldrini e come, in un contesto più drammatico, confermò Mario Ferrari-Aggradi; a latere resta il giudizio di Luigi Longo, del quale divenne amico personale: «Sa utilizzare benissimo le sue relazioni con industriali e preti», essendo l'uomo di riferimento della Democrazia Cristiana nel CLN; in tale attività consolidò le sue amicizie con altri partigiani che sempre sarebbero restati per lui persone di riferimento nell'ambito della politica e proprio fra i suoi compagni di Resistenza avrebbe cercato in seguito, da presidente dell'Eni, gli uomini fidati cui affidare la sua sicurezza personale.
Andati vani alcuni tentativi di approccio, alla fine del 1942, con le organizzazioni clandestine antifasciste (per le quali la passata simpatia per il fascismo costituiva un'ovvia ragione di diffidenza), entrò nella Resistenza nel 1943 con una lettera di presentazione di Boldrini che lo fece ricevere a Roma da Giuseppe Spataro, che in una clandestinità d'altro genere stava provando a riorganizzare il Partito Popolare dopo la stesura del cosiddetto "Codice di Camaldoli".
Spataro lo accreditò presso i popolari milanesi e dopo l'armistizio di Cassibile Mattei cominciò ad operare nelle Marche per il CLN. Alla formazione conferì inizialmente un apporto di natura logistica ed organizzativa, procurando armi, vettovaglie e viveri, medicine, ed altri generi utili; riuscì inoltre ad intessere una rete informativa, nella quale coinvolse anche diversi parroci, grazie alla quale si procacciava informazioni "fresche" sugli spostamenti del nemico.
Non appena la sua attività cominciò a destare attenzione, assunse il nome di battaglia di "Marconi" e quando le SS cominciarono ad interessarsi più da vicino, perquisendo la sua casa di Matelica, tornò a Milano dove dopo un periodo di quiete si mise a capo di una formazione operante nell'Oltrepò Pavese.
Arruolò un numero rilevante di volontari (dai duemila iniziali, secondo Montanelli, se ne sarebbero contati più di quarantamila al 25 aprile del 1945)[8] e condusse diverse azioni militari, di tanto in tanto rientrando a Milano, dove Boldrini nel frattempo era preso dalla costruzione della nascente Democrazia Cristiana insieme a Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Ezio Vanoni, Augusto De Gasperi (fratello di Alcide), Orio Giacchi,[9] Enrico Falck (della omonima famiglia di industriali) ed altri futuri esponenti della DC.
Nel 1944 Mattei fu chiamato a rappresentare le formazioni partigiane cattoliche nella segreteria per l'Altitalia della nascente DC di De Gasperi e Gronchi; raccontò Giacchi che Mattei gli si sarebbe presentato autocandidandosi o forse imponendosi come candidato («Sono italiano, ma anche cattolico, vorrei menar le mani in uno schieramento cattolico»). Divenne così un dirigente del partito.
Nel frattempo ottenne il diploma di ragioneria e si iscrisse insieme al fratello a Scienze politiche alla Cattolica. Poco dopo divenne, su investitura di Giacchi, il rappresentante della DC presso la branca militare del CLNAI.
Divenne anche il capo militare delle bande partigiane cattoliche e come tale si fece mediatore, ponendo in contatto le formazioni partigiane anche non cattoliche ed il clero. Con Falck si diede alla raccolta di fondi ed i due ebbero un discreto successo nell'attività, tanto che Mattei fu incaricato anche di amministrarli e Longo lo definì «il tesoriere del CVL, onesto, scrupoloso, imparziale».
Fu poi vice capo di Stato maggiore addetto all'intendenza.
Il 26 ottobre del 1944 fu arrestato nella sede milanese della costituenda DC, insieme ad altri esponenti politici, dalla polizia politica della Repubblica Sociale Italiana. Recluso in un carcere di Como, ne evase il 3 dicembre con la complicità di una guardia. Uno degli altri arrestati, Pietro Mentasti, evase un mese e mezzo dopo con l'aiuto di Edgardo Sogno, il quale in seguito raccontò che Mattei, alla presenza dello stesso Sogno, millantò di essere stato l'organizzatore dell'evasione.
Il suo ruolo al vertice delle organizzazioni partigiane crebbe ancora e Mattei si trovò in pratica a divenire l'interlocutore di Ferruccio Parri e di Luigi Longo, il quale svelò che era stato fra coloro che avevano chiesto che Mussolini ed altri eventuali arrestati fossero «passati per le armi sul posto della cattura» anziché consegnati agli Alleati.
Alla liberazione, Mattei fu uno dei sei esponenti del CLN alla testa della manifestazione di Milano.
L'arrivo all'Agip
Tre giorni dopo la liberazione, il 28 aprile 1945, fu nominato da Cesare Merzagora commissario liquidatore dell'Agip, ente statale per la produzione (estrazione), lavorazione e distribuzione dei petroli. L'incarico avrebbe dovuto limitarsi alla liquidazione ed alla chiusura dell'azienda pubblica, ma appena si fu insediato, ebbe modo di valutare le potenzialità di sviluppo dell'ente, convincendosi che avrebbe potuto essere una risorsa di grande utilità per il Paese.
Solo pochi anni prima l'Agip aveva infatti costituito la SNAM, una società dedicata per gestire il nascente mercato del gas e realizzare metanodotti. L'anno prima, nel 1944, era stato perforato a Caviaga, alle porte di Milano, un pozzo esplorativo provante la presenza di un giacimento di gas metano,che era stato quindi richiuso per timore che potesse cadere in mani tedesche. Tutto, aveva concluso Mattei, pareva dischiudere ad un florido sviluppo, anziché ad una liquidazione.
Superando e spesso di fatto ignorando le resistenze di alcune componenti politiche, soprattutto delle sinistre (che vedevano nel "carrozzone di Stato" un retaggio della politica economica del fascismo e dunque spingevano per la sua soppressione), ma anche scansando talune manovre ostruzionistiche di esponenti democristiani filo-statunitensi, riuscì invece a risollevare il destino della società, che ben presto avrebbe imposto all'attenzione, non solo nazionale, come esempio della capacità italiana di risollevare il capo dopo la distruzione economica ed industriale subita a causa della guerra.
L'esperienza di Mattei all'Agip prima, ed all'Eni poi, attraverso passaggi quasi sempre avventurosi, a volte coperti da un velo di mistero, con le caratteristiche del comportamento del personaggio Mattei, spesso sopra le righe, ma certamente non convenzionale, avrebbe posto le basi per il rilancio di un'azienda ritenuta improduttiva e costosa, destinata a scontrarsi con poteri consolidati da decenni nel settore degli idrocarburi, in particolare con il cartello delle cosiddette Sette sorelle, che all'epoca detenevano un sostanziale monopolio su quel mercato.
Mattei si insediò il 12 maggio 1945, la sua nomina fu poi ratificata il 16 giugno da Charles Poletti, capo dell'amministrazione militare alleata. Il fratello Umberto veniva intanto nominato presidente del Comitato Oli e Grassi, mentre il fidato Vincenzo Cazzaniga, un dirigente della Standard NJ conosciuto, come Eugenio Cefis ed Alberto Marcora, durante la clandestinità partigiana, divenne presidente del Comitato Oli Minerali Carburanti e Succedanei.
Il 15 maggio 1945, il ministro del Tesoro Marcello Soleri (che secondo Eugenio Cefis era destinatario delle principali pressioni statunitensi)scrisse al ministro dell'industria Gronchi che «Le attuali condizioni del bilancio [...] hanno indotto questo ministero a sottoporre ad attento esame la questione delle ricerche petrolifere per conto dello Stato» e ritenuto che i risultati fossero «decisamente sfavorevoli» concludeva fosse «da sospendere ogni iniziativa tendente a nuovi programmi di ricerche petrolifere». Allegò due punti di dettaglio operativo, con cui iniziare subito le operazioni per la liquidazione:
dare in concessione a società o privati i cantieri attivi sotto congruo corrispettivo a favore dell'erario ...chiudere gli altri cantieri che non hanno mai dato risultati apprezzabili.
Gronchi girò a Mattei la missiva, aggiungendovi la richiesta di una «dettagliata relazione sull'argomento prima di prendere una qualsiasi decisione».
Dagli Stati Uniti giunsero offerte per acquistare le attrezzature dell'Agip; la "generosità" dell'offerta (250 milioni) e le condizioni delle attrezzature insospettirono, il commissario. Che non meno si insospettì per il numero di visite di tecnici stranieri, nonché di richieste di permessi di ricerca per zone nei cui pressi l'Agip aveva sviluppato attività esplorativa. Instaurato iniziali un rapporto con l'ingegner Zanmatti, questi gli perorò appassionatamente la causa dell'azienda e Mattei cominciò a procrastinare gli atti necessari per la liquidazione.
Caduto il governo Bonomi, nel giugno 1945 venne il gabinetto Parri, nel quale mantennero le rispettive poltrone sia Gronchi che Soleri, ma quest'ultimo morì dopo poche settimane, avvicendato da Federico Ricci. Mentre Mattei strappava a Parri un po' di tempo per potergli fornire una dettagliata relazione, Ricci confermò la linea del predecessore. Ma durante gli studi per redigere la relazione, Mattei venne a sapere del pozzo n.1 di Caviaga, quello tenuto segreto da Zanmatti, e su questa "scoperta" - ebbe a dire in seguito - basò la sua definitiva intenzione di salvare l'ente. L'8 luglio la regia Guardia di Finanza chiese il sequestro dei beni di Enrico Mattei ai sensi del d.d.l. 27 luglio 1944 sui profitti di regime.
Le concessioni
Mentre abilmente "traccheggiava" prima di "riconsegnare i libri", rinviando la liquidazione, Mattei analizzò il sistema di assegnazione dei permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione del giacimento in vigore al tempo, con le quali lo Stato concedeva a soggetti privati (in genere aziende minerarie, e l'Agip era una di queste, senza privilegi derivanti dall'essere di proprietà statale) il diritto di eseguire prospezioni, ricerche e perforazioni nel sottosuolo al fine di verificare la presenza di giacimenti petroliferi o di gas; in caso di ritrovamento positivo, la successiva concessione di sfruttamento governativa garantisce il diritto di estrazione e di vendita del prodotto, con il pagamento di una royalty percentuale allo Stato. Il sistema, con poche differenze, era ed è tuttora simile in quasi tutti i paesi occidentali, ad esclusione degli USA.
In Italia queste concessioni erano quasi esclusivo appannaggio di aziende straniere, con una certa prevalenza di quelle statunitensi. L'Agip, inoltre, non veniva preferita fra le aziende concessionarie (la modalità di rilascio della concessione hanno un profondo contenuto discrezionale governativo), malgrado la professionalità e la capacità tecnica del personale e le competenze acquisite in anni di ricerca.
Poiché formalmente si doveva registrare una sorta di "unità nazionale" sul proposito di chiudere l'ente, pur variamente motivata, non era possibile richiedere al governo ulteriori stanziamenti per la ricerca e per il perfezionamento dei mezzi, né certamente avrebbe avuto senso richiedere nuove concessioni, perciò Mattei cominciò a lavorare con intensità per verificare se in taluna delle concessioni correnti vi fosse la possibilità di raggiungere qualche risultato.
Riunì quasi segretamente lo staff tecnico, e dopo che lo ebbe ben ammonito sul poco ortodosso motivo dell'iniziativa (che violava le finalità del suo incarico), concentrò le forze aziendali su quei siti di ricerca nei quali poteva essere più probabile il ritrovamento di qualche materiale. Richiamò in servizio, pressoché in segreto, l'ingegner Carlo Zanmatti, che era stato epurato perché repubblichino e che aveva buona conoscenza dei meccanismi interni dell'ente e dello stato delle ricerche, e ne fece un suo consigliere quasi privato.
Nel frattempo operò acrobatici artifici contabili per destinare - non proprio palesemente - fondi alla ricerca, attingendoli dagli stanziamenti ricevuti per l'ordinaria amministrazione. Chiese ed ottenne, prestiti diretti da parte di alcune banche, che furono ben liete di concedergli fiducia e soprattutto denaro, col quale tappò i buchi di bilancio
Divenuto noto l'attivismo del nuovo leader, però, pronte giunsero al governo pressioni poco velate da parte delle compagnie statunitensi, accompagnate peraltro da presunti dossier spionistici coi quali si insinuava il sospetto che Mattei fosse animato da simpatie social-comuniste forse maturate, si sosteneva, durante la Resistenza;si agì dunque a 360º affinché il "pericoloso destabilizzatore" fosse allontanato. Il governo, aprendo a queste pressioni, degradò Mattei a consigliere d'amministrazione e lasciò che gli statunitensi potessero rimescolare a loro piacimento i programmi di concessione, permettendo loro gratuitamente di usufruire degli studi tecnici effettuati dall'Agip che negli anni venti li aveva portati avanti a proprio costo o meglio, a costo dello Stato.
La riscossione dei debiti politici
Il ridimensionamento di ruolo ovviamente non fu gradito dall'interessato, il quale, oltre all'istinto del comando, aveva sviluppato anche una sorta di devozione per la causa per la quale aveva in pratica abbandonato la sua industrietta personale, consegnata al fratello Italo.
Insieme Marcello Boldrini, Mattei aveva però da tempo cominciato a frequentare i salotti buoni della capitale lombarda, conoscendovi (o ritrovandovi, dopo l'esperienza partigiana) buona parte del mondo della politica che si riferiva alla locale Università Cattolica e che comprendeva esponenti di primo piano della DC.