domenica 7 febbraio 2010

pag. 13 ) La nascita dell'Agip

Uno fra questi, Ezio Vanoni, seppe cogliere la proposta di Mattei, cui l'esperienza partigiana aveva insegnato il valore del carisma, di barattare l'appoggio di Mattei per le vicine elezioni con un'ampia delega alle materie petrolifere.
De Gasperi vinse largamente le elezioni anche grazie alla capillare e coscienziosa campagna svolta in suo favore da Mattei (anch'egli eletto), e nominò Boldrini presidente dell'Agip e Mattei suo vice. Boldrini mostrò di gradire la possibilità di delegare il comando al suo vice.

La riconquistata autorità si rivelò in questa fase utile per inoltrare a Roma pressioni sempre più insistenti, ed ora autorevoli, affinché all'Agip venissero riconosciuti, altro tempo prima di confermare od annullare definitivamente la liquidazione, che restava sospesa, ma anche nuove concessioni per la ricerca.

Parallelamente, non mancò di sottolineare come certe concessioni ad aziende straniere (nella specie: statunitensi) fossero eccessivamente sbilanciate sia nella misura delle royalty, sia nelle modalità di uso delle concessioni stesse, giacché molte di esse restavano inusate, in parcheggio, inutili per i concessionari e sottratte alla ricerca di altri (ad esempio, dell'Agip).
Nel 1948 Mattei ebbe il suo successo: a Ripalta, nel cremasco, in seguito a prospezioni, fu scoperto un giacimento di gas naturale.
Un inconsueto risultato per un ente che ufficialmente stava per essere liquidato, molto significativo nell'instaurato conflitto con le compagnie d'oltreoceano.
Dotato di un particolare acume per la gestione della comunicazione e dell'immagine, Mattei seppe dare all'evento un'importanza dosata, nell'attesa di alzare la spada per nuovi successi che attendeva di lì a poco, e questo occorreva anche per sondare le reazioni politiche e per preparare con gradualità i politici a dover rivedere talune posizioni . Dinanzi alle ancora unanimi intenzioni di liquidazione, la scoperta fu presa come un fuoco di paglia che sì, sconcertava, ma che non sarebbe stata in grado di mutare il corso delle decisioni già assunte.
Nel giro di un anno, invece, i ritrovamenti di giacimenti di gas da parte di un'Agip ormai galvanizzata dall'energico comandante, da parte di un personale coeso e motivato, in cui la paura dei licenziamenti era stata sostituita dall'aperto entusiasmo, sarebbero ripresi in molte zone della piana del Po e sino al 1952 fu un'escalation di risultati positivi che "costrinsero" il governo ad autorizzare la costruzione di nuove reti di gasdotti che avrebbero lambito le aree periferiche industriali di Milano. Le industrie milanesi ricevevano quindi, direttamente dalle tubazioni, risorse energetiche a basso costo.In realtà, non si trattava di una vera rivoluzione industriale, quantunque Mattei, per la detta abilità comunicativa, ciò volesse far ritenere: l'apporto di gas era proporzionalmente scarso, le tecnologie per il suo utilizzo erano ancora poco diffuse perché potessero esservi economie di scala ed i costi per l'ente - malgrado gli artifici - erano pesanti. Ciò nonostante, il "gas di Milano" pregiudicava molte precedenti certezze sui destini dell'ente.
Il "metodo Mattei" e il "blitz di Cremona" raccontato da Boldrini:
«Un giorno, il metanodotto arriva alle porte di quella città. Un passo ufficiale presso il sindaco per chiedere il permesso di attraversamento? attendere la delibera del Consiglio comunale, l'ordinanza della prefettura, l'autorizzazione ministeriale ci vorranno mesi, se non anni.» Invece 300 operai delle cosiddette "pattuglie volanti" si avvicinano nottetempo alla città, quasi si trattasse di un attacco militare, "armati" di pale e picconi, lavorano tutta la notte. La città viene bisecata dagli scavi, l'indomani mattina i cremonesi stupefatti trovano montagne di terra ai lati delle strade.«Accorre il sindaco, trafelato e furioso. "Vi prego di scusarmi" replica Mattei "i miei uomini hanno commesso un imperdonabile errore di percorso. Ora darò gli ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi.»
Ma la prospettiva di restare con la città sconquassata e bloccata è impensabile per il sindaco, cui «non rimane che rincorrere Mattei per supplicarlo disperato: "Mettete i vostri tubi, ricoprite la trincea in giornata e andate al diavolo!"»L'Agip lavorava su ciò di cui disponeva con tutte le energie disponibili; Mattei la supportava in tutti i modi necessari, ortodossi o meno che fossero.
Restò leggendario, ad esempio, il "metodo Mattei" per la realizzazione dei gasdotti, che considerava di massima urgenza per poter porre i politici dinanzi al fatto compiuto: poiché per gli attraversamenti dei terreni si doveva necessariamente pattuire l'istituzione di una servitù di passaggio con i rispettivi titolari, che in genere erano piccoli contadini , i tecnici dell'Agip e della Snam ricorsero a tutti gli espedienti di cui furono capaci per accelerare al massimo le "trattative".Decine di chilometri di tubazioni furono stese nottetempo, ufficialmente con la scusa di scavare una piccola traccia, per verificare l'idoneità del terreno, in realtà stendendo i tubi. Lo smagliante sorriso di Mattei placava molti dei protestatari, e dove non fosse bastata la coinvolgente prospettiva di assunzioni, pattuiva infine indennizzi monetari, spesso rateali. Dove ragioni d'onore impedivano di risolvere la questione monetariamente, si ricorreva al finanziamento di opere pubbliche che to pubblicizzavano il nome dell'Agip, costituendo una sponsorizzazione i cui ritorni di immagine erano enormi.
La rete fu stata stesa a tempo di record; con risparmi teoricamente impensabili. Mattei si vantò di aver trasgredito circa 8 000 ordinanze.
Nel frattempo, su pressione di una lobby evidentemente orientata dalle compagnie statunitensi, stava per essere varata dal Parlamento una legge che tanto andava a favore degli interessi di quelle, e il morale andava conseguentemente logorandosi, quando ci fu un colpo di scena: Nel 1949, a Cortemaggiore fu trovato il petrolio

In realtà non era un grande giacimento, ma una piccola riserva insufficiente al fabbisogno energetico nazionale, ma l'innata capacità di orientamento della comunicazione, consentì a Mattei di guadagnare per settimane le prime pagine dei giornali, dove, con allusioni e mezze verità ( dichiarò grosso modo che si era all'inizio di una nuova era.
« Il 13 giugno del '49 il Corriere di informazione esce con un titolo a nove colonne "Scoperti in Val Padana vasti giacimenti di petrolio".Non è vero, a Cortemaggiore è stata trovata solo una bolla che si esaurirà in poche settimane.
Mentre le azioni dell'Agip salivano a valori senza precedenti, l'Italia distrutta dalla guerra si illudeva di aver trovato una fonte,una speranza di riscatto .
Il governo De Gasperi ricevette dunque dalla scoperta un'importante iniezione di fiducia e il disegno di legge in discussione fu stravolto . Le aspettative statunitensi venivano tutte deluse: lo Stato riservava per sé le concessioni per le ricerche in Lombardia e nell'Italia settentrionale, rilasciando ai competitori concessioni scarsamente apprezzate in altre parti della Penisola. Contemporaneamente, prendeva corpo anche normativamente l'idea di un super-ente (l'ENI) che avrebbe dovuto coordinare le politiche energetiche.
Il petrolio italiano, che sarebbe stato presto trasformato nella "Supercortemaggiore, piaceva all'elettorato di destra come a quello di sinistra già conscio della contrapposizione agli interessi statunitensi e la figura di Mattei cominciava guadagnava una enorme.
Anche il gas metano non dava minori soddisfazioni e lo portrono al centro degli interessi del gruppo.
Nel 1952 l'Agip, si dotò del noto logo con il cane a sei zampe, e nacque Eni, Ente Nazionale Idrocarburi. Mattei assunse il ruolo di responsabile nazionale delle politiche energetiche, prima come presidente, poi anche come direttore generale.
Stabilizzò la linea operativa dell'Agip, per la quale ammodernò la struttura organizzativa e quella commerciale. Costituì la Liquigas, azienda che avrebbe rivoluzionato la distribuzione del gas, operando anche una campagna di prezzi che gli garantì brevemente una quota di mercato rilevante e sfruttando la capillarità della rete distributiva dell'Agip per poter agire con una politica d'impresa nazionale .Riesumò una linea produttiva della chimica per l'agricoltura, usando il metano nella produzione degli idrogenati usati nei fertilizzanti,
Su sollecitazione di Giorgio La Pira, Mattei rilevò la fabbrica Pignone, e la mise a servizio delle esigenze meccaniche del gruppo con il nome di Nuovo Pignone.
Le aziende principali del gruppo erano quindi sei: Agip, Snam, Anic, Liquigas, Nuovo Pignone, Romsa. La fiamma, pareva dire il logo, era Mattei.
----------------------------------
Le sette sorelle
Mentre su dati gonfiati ed enfatizzati si fondavano certezze di ripresa industriale, la reale situazione evidenziava un fabbisogno petrolifero piuttosto inquietante, cui l'esiguo prodotto di Cortemaggiore non poteva affatto sopperire.
Ma i rapporti con le compagnie statunitensi, che di fatto detenevano un monopolio di fornitura sull'Europa occidentale, si erano incrinati per via della recente legge petrolifera.
Mattei, studiò a fondo i comportamenti commerciali delle principali compagnie del settore e decise di gettarsi nella competizione sul mercato dell'approvvigionamento.
Egli cercó quindi di far entrare l'Agip nel "Consorzio per l'Iran" , il cartello delle sette principali compagnie petrolifere del tempo, creato per far tornare sui mercati il petrolio iraniano dopo la conclusione della Crisi di Abadan e la deposizione di Mohammad Mossadeq. Entrando nel "Consorzio per l'Iran" l'Agip avrebbe ottenuto quell'accesso diretto alla materia prima che le mancava, ma la richiesta di Mattei fu respinta.

Se le concorrenti si erano riunite in un cartello, che Mattei battezzó delle "sette sorelle", l'Eni poteva ben muoversi da indipendente, cercando nuovi accordi e nuove alleanze commerciali per svincolare l'Italia . Mattei cercó allora il rapporto diretto con lo Sciá di Persia e la NIOC ottenendo una concessione a condizioni particolarmente favorevoli per l'Iran.
Il fabbisogno petrolifero cresceva man mano che crescevano le industrie, ed in Italia l'Agip non trovava altri giacimenti.
Un'azione di approvvigionamento diretto diveniva sempre più necessaria, ma occorreva far sì che non si ripetessero gli errori di ingenuità e che in qualche modo l'Eni fosse anche "lo" Stato avesse cioè un rango .
Un risveglio di orgoglio nazionale e la fondazione di un quotidiano, Il Giorno, cui delegare l'immagine e la comunicazione del gruppo fu importantissimo. A questo si affiancarono anche due agenzie di stampa.
Se la politica aveva i suoi megafoni, anche Mattei li aveva. Inoltre Mattei allestì una struttura diplomatica con l'apertura di numerosissimi uffici di rappresentanza che operavano come consolati dell'azienda italiana ed i cui
titolari erano rispettati come ambasciatori; Si è detto che l'Eni si fosse
dotata anche di una rete di informatori le cui attività sarebbero state più
prossime a quelle delle spie che non ai compiti classici degli advisor;
si è pure avanzata l'ipotesi che i servizi segreti italiani avessero garantito importanti forme di collaborazione; sta di fatto che se ciò fosse accaduto
si sarebbe trattato di un ulteriore adeguamento dell'azienda italiana alle consuetudini delle sette sorelle, delle quali è provato da esse stesse che
abbiano avuto importanti attività di intelligence.

Il terzo passo fu un'accurata selezione dei paesi interlocutori, scelti
fra quelli più poveri, coi quali avrebbe potuto giocare la carta della
comunanza di difficoltà economica e della franchezza di rapporti.
Rispetto alle nazionalità delle sette sorelle, inoltre, l'Eni rappresentava
un paese non colonialista e la duttilità di Mattei, insieme all'esperienza
gli consentiva di presentarsi con produttiva apertura negli stati del Medio
Oriente cui offriva una prospettiva di rilancio e royalty (e condizioni
giuridiche circa la proprietà dei suoli e dell'estratto) assai più
interessanti di quelle delle sette sorelle.
Questa apertura, corrispondeva ad un suo ideale di "capitalismo etico", per
il quale interpretava il suo ruolo come doverosamente soggetto ad un incontestabile principio di equità sostanziale. Inoltre pianifico' con cura le difese dialettiche e politiche contro gli attacchi che gli sarebbero giunti da parte statunitense.
Fu il passo più saggio, che gli permise di poter rispondere invelocità alle mosse dei competitori.
L'apertura al nucleare
Comprendendo l'importanza sempre crescente dell'approvvigionamento energetico
per lo sviluppo economico nazionale, a partire dal 1957 Mattei, parallelamente all'impegno per le risorse petrolifere, iniziò a considerare lo sviluppo dell'ENI verso l'energia nucleare.
Con capitale misto ENI (75%) e IRI (25%) venne costituita la SIMEA, con a capo
Gino Martinoli, mentre Mattei diveniva presidente dell'AGIP Nucleare ed
iniziarono i lavori per la costruzione della centrale elettronucleare di Latina.

La nuova società acquistò il 31 agosto 1958 dagli inglesi della NPPC
(Nuclear Power Plant Co.) un reattore nucleare a grafite e uranio
naturale ed in soli quattro anni venne costruita e completata la
centrale; il primo test completo di reazione nucleare nella centrale
avvenne il 27 dicembre 1962, due mesi dopo la morte di Mattei.
Con una potenza di 210 MW costituiva a quel tempo la più grossa
centrale nucleare europea e poneva l'Italia terza nel mondo,
dietro a USA e Inghilterra.

Sempre nell'ottica di garantirsi una indipendenza delle fonti
energetiche Mattei prese anche l'iniziativa di creare entro l'ENI
una società di prospezioni e ricerche minerarie - la SoMiREN
(Società Minerali Radioattivi Energia Nucleare) - allo scopo di
potersi garantire una fornitura direttamente controllata di
uranio da giacimenti esistenti sul territorio italiano o estero.
La nuova società trovò in Italia il giacimento di Novazza ed
altre minori mineralizzazioni uranifere in Val Maira.

Il "governo ombra" di Mattei
Attraverso "Il Giorno", Mattei preparò il terreno all'avventura
trans-mediterranea, insinuandovi gradatamente sempre più ampi e
decisi cenni all'apertura verso i paesi africani e del Medio
Oriente, coi quali solidarizzava per l'eventuale passato coloniale
ed ai quali apriva una porta per rapporti paritari, riconoscendo
loro rango e dignità di stati "veri", non più di entità di seconda
categoria.
Mattei e Abderahim Bouabid, ministro dell'Economia del Marocco,
firmano l'accordo petrolifero del 1958
Del resto, il governo "ordinario" della Repubblica si trovava
spesso a dover in pratica rincorrere e spesso giustificare, la
condotta irruente e disorientante di Mattei .
Del come finanziasse le sue attivita' non parlo mai poiché avrebbe
dovuto rivelare i guadagni dell'ente (soprattutto quelli del metano)
comunque era riuscito a creare una gran quantità di "fondi neri".
Con questi effettuava tutte le operazioni che non sarebbe stato
possibile effettuare scopertamente, quindi in pratica corrompeva,
comprava servizi , sebbene la giustificazione era che si trattava
di un lobbismo contrapposto al lobbismo delle sette sorelle, ma
condotto nell'interesse del Paese .
Si è detto, che fu grazie ai fondi neri che fece approvare dal
Parlamento una legge con la quale l'Eni diventava di fatto un
organismo autorizzato a disporre delle concessioni in Italia
e provvisto di carta bianca per le concessioni all'estero.
Una legge davvero su misura per l'Eni, o più correttamente,
per Mattei.Poi, quasi legibus solutus per legge, partì.