domenica 7 febbraio 2010

pag. 14 ) I rapporti con la Persia

Con pazienza ricostruì i rapporti con la turbolenta Persia,
ne allestì con l'ostica Libia, ex-colonia contro la quale
l'Italia aveva anche combattuto guerre, stabilì un contatto
importantissimo con l'Egitto, autorevole e pressoché unico
interprete del mondo arabo, e trattò col Re di Giordania al
modo in cui si tratta con un sovrano.
Fedele ad un suo intimo convincimento che gli suggeriva di
comprendere i problemi dell'interlocutore prima di contattarlo,
si arrischiò non poco ad ingerirsi nei rapporti fra l'Algeria
e la Francia.
Altrettanto con la Tunisia, il Libano ed il Marocco, Mattei si
occupò, non richiesto, dei loro problemi interni ed internazionali,
arrivando per giunta a proporre una sorta di ente trans-nazionale
che potesse pacificarli, rappresentarli nei loro rapporti col
mondo occidentale ed offrire loro protezioni commerciali.
Si è detto che l'OPEC abbia poi tratto più d'una ispirazione da
quelle proposte di Mattei
Fu una vera campagna di attacco al "fronte mediterraneo", condotta
con velocità e con la contemporanea presenza in più punti dell'area,
a volte ai limiti dell'ubiquità, grazie alla modernissima flotta di
aerei ed elicotteri dell'Eni, superiore per mezzi e qualità degli
stessi alla flotta governativa.Fu con la Persia, con il giovane scià Mohammad Reza Pahlavi,che ebbe le prime concessioni. A paragone del lavoro diplomatico intessuto per ottenerle, la montagna aveva partorito un topolino, trattandosi di concessioni di scarsissimo valore tecnico e probabilmente la
loro lavorazione sarebbe stata antieconomica.

Però erano le prime concessioni che venivano assegnate ad un ente
non allineato con le sette sorelle e, più che rompere il ghiaccio,
si era trattato di infrangere un tabù.

A titolo di curiosità, si nota che nella cornucopia di offerte
presentate al trono di Teheran, si potevano trovare anche non meglio definite "disponibilità" ad arrangiare un "matrimonio combinato"
con la (forse ignara) Maria Gabriella di Savoia figlia onde
avvicendarne la triste e sterile Soraya che, crudeltà del business
e della legge salica, era stata una delle più sincere sostenitrici
a corte della causa di Mattei.
L' accordo persiano, va detto, nasceva in un contesto assai caotico,con lo scià impegnato a difendere lo scettro contro movimenti rivoluzionari dei quali non si è smentito che ricevessero finanziamento (e forse armamento) da governi occidentali di paesi con compagnie petrolifere del cartello delle sette sorelle.
Queste pragmaticamente trattavano con pari affezione i sostenitori
dell'impero così come i rivoluzionari e gli altri oppositori,
purché, par di poter concludere, comunque il petrolio persiano
potesse finire in Gran Bretagna. La morte violenta di taluni
dignitari e di alcuni funzionari tecnici persiani (alcuni
addirittura strangolati con le mani) tendenzialmente favorevoli
ad un'apertura italiana, fu segnale esplicito della determinazione
degli avversari e della loro capacità di infiltrazione.



Del resto, pare ormai di comune accezione che solo grazie alla CIA
sia stato possibile il colpo di Stato del 1953, che rovesciò il
Primo Ministro Mohammad Mossadeq (che aveva nazionalizzato la
compagnia petrolifera Anglo-Iranian Oil Company) e consentì allo
scià di rientrare in patria e riassumere il comando.
Ciò malgrado, pur dibattendosi fra problemi di miseria e
sottosviluppo da un lato, ed istanze teocratiche dall'altro (con
la pressione del clero degli ayatollah), ed avendo quindi sempre
costante necessità di un appoggio fermo e potente come quello
statunitense, lo spirito intimamente nazionalista di Pahlavi gli
suggeriva di avvicinarsi all'outsider italiano, con il quale,
si è da molti sospettato, avrebbe discusso a fondo di eventuali
prospettive per alleggerirsi del peso del colonialismo economico
occidentale.
Che Mattei abbia effettivamente affrontato di questi temi con lo
scià non è provato, ma i fatti paiono proprio non escluderlo.
Mattei, di suo, non smentì mai l'illazione, con questo confortando
le operazioni che consolidavano il mistero sulla sua immagine di
presunto occulto mediatore politico internazionale.
Alcune posizioni dello scià sembravano coincidere con alcune
visioni di Mattei,inviato, ed oltre alla lotta al colonialismo
economico, parrebbe che anche l'idea di fortificare nella regione
uno Stato come la Persia, capace di frapporsi ai due blocchi
(statunitense e sovietico) in reciproca avanzata, in posizione
adatta a favorire un'eventuale aggregazione dei popoli arabi e
musulmani, sia stata ben più che condivisa da Mattei.
La via del petrolio, in ogni caso, era stata aperta.
Altri paesi avrebbero presto interpretato l'imperiale avallo
come una preventiva autorevole validazione dell'interlocutore,
e le concessioni si sarebbero presto sovrapposte alle concessioni.
Ministro degli esteri del suo proprio governo aziendale, Mattei
parlava di politica internazionale per procacciare petrolio all'Italia
fu osteggiato in patria per il sopraddescritto progetto di costruzione
della centrale nucleare di Borgo Sabotino, a poca distanza da Latina,
cui l'Eni partecipava in cordata con altre imprese (ma fu l'unica
criticata). Il risultato fu che, i tempi del progetto nucleare vennero
a diluirsi per effetto delle polemiche interne, per poi scomparire a
seguito della nazionalizzazione e conseguente nuova organizzazione di
produzione e vendita dell'energia elettrica tramite l'ENEL, la società
di monopolio statale.
Ma l'Eni poteva a sua volta vendicarsi, ed è probabilmente con questa
condizione d'animo che fu richiesta ed ottenuta la rappresaglia.
Essendo appunto titolare di un potere ancora poco dipendente da quello
politico, Mattei chiese ed ottenne la revisione della legge mineraria
per poter operare in Sicilia, dove ottenne concessioni e trovò altro
petrolio. La Sicilia sarebbe stata un'importantissima vittoria interna,
che Mattei avrebbe sfruttato. Proprio in Sicilia avrebbe poi tenuto
un famoso comizio (ché tale era divenuto, in luogo del previsto discorso
di inaugurazione) il giorno stesso della sua morte, discorso che
Rosi ha ricostruito nel suo film,riportandone i toni di romantico
riscatto dalla miseria, dall'emigrazione, dall'umiliazione straniera.
Ribaltando invece le non meno vibranti polemiche sui rapporti che
l'Eni intratteneva con la Libia sotto la copertura di una società
minore, obbligando il governo italiano a patteggiamenti di varia
natura con il suo omologo locale, ottenne una importante concessione
nei deserti di quello Stato che pareva lasciare senza argomenti i
detrattori (e senza concessione le sette sorelle).




La capacità di lavorarsi la politica italiana fece di Mattei un vero governante
nell'ombra e ci si domanda quale sia stata e come sia inquadrabile
l'effettiva situazione di potere in quel frangente, quando il
responsabile di un'azienda di Stato comandava sulla parte politica
dello Stato decidendo per essa gli indirizzi nazionali.